Tesla ha confermato la notizia del Mercury News che parla centinaia, tra i 400 e i 700 dipendenti tra manager, ingegneri e operai, che hanno lasciato la società di Elon Musk. Quanto volontariamente o meno è ancora tutto da capire, ma visto il numero e la posta in gioco il licenziamento sarebbe l’ipotesi più plausibile.
I licenziamenti in Tesla causa riorganizzazione
C’è chi lo sottolinea come un segnale delle difficoltà che Tesla starebbe passando a seguito del lancio della Model 3 e i problemi a portare la produzione a regime e chi invece la fa passare come una riorganizzazione interna, anche a seguito dell’acquisizione di SolarCity, procedura che spesso avviene nelle società statunitensi, per tagliare divisioni o collaboratori che non arrivano alle performance richieste.
Anche in SpaceX, la società di Musk dedicata ai razzi spaziali riutilizzabili, si è verificata la stessa situazione. E un rappresentante di Tesla sottolinea come non è certo una sorpresa che in aziende da 33mila impiegati che qualcuno lasci il posto di lavoro e che in Tesla ci sono posizioni aperte e la società ha intenzione crescere e di assumere in tutto il mondo.
“As with any company, especially one of over 33,000 employees, performance reviews also occasionally result in employee departures. Tesla is continuing to grow and hire new employees around the world.”
Non da ultimo ci sarebbe un tira e molla tra diversi impiegati che avrebbero voluto aderire ai sindacati metalmeccanici statunitensi ed Elon Musk che non ne vuole sentire parlare, del resto le condizioni e i contratti di lavoro nelle fabbriche di Tesla non sembrerebbero essere delle migliori. Ma è soprattutto guardando i numeri della Model 3 che qualche dubbio inizia a prendere corpo.
La produzione della Model 3 non va come previsto
Se pensiamo che ci sono oltre 450mila prenotazioni della Tesla Model 3, la berlina elettrica compatta quasi alla portata di tutti, (con code fuori dagli store degni del nuovo iPhone), nei primi mesi la fabbrica di Freemont ne è riuscita a sfornare solo qualche centinaio di modelli contro le 1.700 unità previste.
Elon Musk lo aveva preannunciato agli azionisti che l’investimento per automatizzare la produzione e arrivare all’obiettivo del 2018 di 500mila Model 3 prodotte, 10mila a settimana sarebbe stato cospicuo. Ma i problemi che si stanno verificando per giungere a regime sembrano superiori al solo investimento monetario.
Ed è forse questo il vero scoglio di una quasi start up nel mondo dell’automobile come Tesla che si deve scontrare con colossi che hanno la capacità produttiva decisamente superiore e che, seppur con molta circospezione e calma, si stanno attrezzando per elettrificare la propria gamma.
Di tempo non ne rimane molto, ma le sfide non sembrano far paura ad Elon Musk, che non si è fermato di fronte ai fallimenti dei razzi SpaceX e che si prepara a novembre, posticipato rispetto allo scorso settembre, a presentare la motrice del camion elettrico firmato Tesla.
l’unica cosa che critico aspramente nell’operato di Musk è questo sciocco spreco di risorse in tante attività differenti. Ma se l’integrazione Tesla -Solar city ha un senso..space X è solo un buco nero divora risorse che invece servirebbero a Tesla per la produzione della Model 3. Purtroppo un esempio recente di come disperdere energie sia molto rischioso se non hai attività ancora consolidate ce lo da la Faraday Future, che altro non è che una delle molte..troppe aziende avviate nello stesso tempo dalla holding LeEco (o qualcosa di simile)
caro Marco, veramente è SpaceX che fa profitti a vagonate e sostiene il buco nero di Tesla e SolarCity.