Pensavate che le aziende più avanzate nello sviluppo di auto a guida autonoma fossero Tesla e tutte le società più innovative? Vi sbagliate, la old economy nel campo automotive è meglio posizionata di tante altre nuove aziende, ora vi spieghiamo perché.
Fa discutere – e riflettere – un recente report di Navigant Research sulle aziende impegnate nello sviluppo di sistemi a guida autonoma. Infatti, a dispetto della percezione generale secondo cui il leader è Tesla (e se si guarda ai prodotti commercialmente disponibili oggi, si tratta di una percezione più che giustificata), Navigant arriva a una conclusione sorprendente: i leader si chiamerebbero Ford, General Motors, Renault-Nissan e Daimler.
Solo undicesima Tesla nella guida autonoma
Per strategia e capacità effettiva di implementarla Tesla si collocherebbe, secondo il report, in undicesima posizione, in una seconda fascia in cui si troverebbe dietro a Waymo (ossia Google) ma anche a BMW e Volkswagen e in condizioni simili a Toyota, PSA, Hyundai e Volvo. Ancora più indietro Honda e soggetti non produttori di auto come Uber (le cui prove su strada sono state recentemente sospese per un incidente stradale in Arizona) e perfino Baidu.
Fiat Chrysler non pervenuta, nonostante l’accordo con Google
Liquidata senza pietà FCA che non appare nemmeno sul radar: evidentemente Navigant non ritiene sufficienti l’accordo per fornire 100 Chrysler Pacifica a Google per sviluppare prototipi a guida autonoma o la presentazione della vettura-piattaforma Chrysler Portal per considerare ben posizionato il gruppo.
I parametri per stabilire la classifica
La ragione per cui nella classifica complessiva emergono soggetti “classici” è il fatto che nello studio si sono considerati diversi aspetti di non secondaria importanza:
- visione strategica generale
- strategia di commercializzazione
- ecosistema di partner industriali
- strategia di produzione
- tecnologia
- organizzazione di vendita, marketing e distribuzione
- capacità di concretizzare prodotti
- qualità e affidabilità dei prodotti
- portafoglio di prodotti
- capacità di resistere nella posizione
In sostanza, pur considerando importante possedere una visione strategica per la guida autonoma, e anche la capacità di implementare la tecnologia in modo concreto in prodotti commercialmente disponibili (un aspetto su cui finora Tesla ha palesemente prevalso su tutti), nel report si ritiene determinante anche possedere la capacità di produrre in massa i veicoli, promuoverli, distribuirli capillarmente, venderli, assisterli, il tutto mantenendosi in grado di rimanere stabilmente nel business.
I vantaggi delle case tradizionali rispetto ai nuovi soggetti automotive
Le Case tradizionali possiedono queste ultime capacità, essendo state capaci di sopravvivere sul mercato per un secolo o più, mentre sul fronte tecnologico hanno lavorato e investito per recuperare lo svantaggio iniziale, con operazioni come acquisizioni di, o accordi con, start-up attive nella guida autonoma, nella componentistica (Ford e altri per esempio con NVidia sui Lidar) o nella gestione di car sharing (GM su Lyft); o ancora con accordi con le autorità locali per poter avviare sperimentazioni su strada, come ha fatto Nissan in Giappone.
Ford in vantaggio, ma siamo solo all’inizio
Così, per esempio, fra il 2015 e oggi Ford si è portata dal sesto al primo posto in questo studio periodico di Navigant. La situazione è molto dinamica anche per il flusso di nuovi entranti: sempre nell’edizione 2015, Uber ancora non compariva nemmeno.
Perfino sulla tecnologia il report vede margini di miglioramento per Tesla dal momento che attualmente non impiegherebbe la tecnologia Lidar per i sensori di distanza, che alcuni esperti ritengono essere una delle tecnologia chiave per arrivare a una guida pienamente autonoma.
Staremo a vedere se, e in quale lasso di tempo, questa graduatoria si tradurrà in realtà, con Ford in vantaggio su tutti nel campo delle auto a guida autonoma… oppure se le premesse su cui si basa il report si riveleranno erronee ed arretrate.
La situazione è infatti in perenne movimento e fra l’altro non ci stupirebbe (e ci farebbe piacere) veder improvvisamente comparire FCA sulla mappa, magari attraverso un drastico rafforzamento della partnership con Google/Waymo.
Se concepito in modo coraggioso e implementato in modo risoluto, un simile accordo potrebbe far spuntare dal nulla un attore capace di coniugare una tecnologia informatica al top con comprovate capacità industriali e commerciali da “old economy” del tipo considerato così importante da Navigant. In effetti l’assenza di FCA sulla mappa è singolare e il suo silenzio quasi assordante; chissà che in pentola non bolla qualcosa?
Il fatto che nella presentazione al CES del Chrysler Portal si sia parlato quasi più di lifestyle, digital life e design che di tecnologia, può in effetti far pensare che FCA mediti di porsi più come integratore che come sviluppatore.
Con il partner informatico giusto il piano potrebbe anche funzionare, consentendo un sorpasso sugli altri che cercano di fare tutto o quasi tutto da sè.