La sostenibilità della mobilità elettrica in un’area geografica è un parametro di straordinaria importanza nella pianificazione di qualsiasi persona interessata, dal proprietario di auto al gestore di flotta, dall’amministratore locale all’azienda di infrastrutture.
Gianni Catalfamo, CEO di OneWedge, propone una misurazione parametrica immediata, di grande interesse: il TDO. Di cosa si tratta? In sintesi, il TDO è una valutazione del tempo di attesa alla colonnina di ricarica. Ma lasciamo che sia lo stesso Catalfamo a dettagliarla.
“Esiste una correlazione molto forte tra sviluppo di infrastruttura di ricarica fast DC e diffusione di EV e l’Italia è in drammatico ritardo”. Nell’immagine, l’Italia è il pallino blu lontano da tutti gli altri.
In questo grafico confrontiamo l’evoluzione del parco circolante EV con quello dell’infrastruttura di ricarica Fast DC. I dati relativi alle immatricolazioni provengono da UNRAE; quelli relativi alle stazioni installate in Italia provengono dallo European Alternative Fuel Observatory. Tutte le ipotesi sono meglio dettagliate nel post originale pubblicato da OneWedge.
“Il grafico è un fotogramma, ma tutto è in evoluzione: mentre l’infrastruttura cresce grosso modo linearmente, il parco sta crescendo esponenzialmente”.
Le due diverse crescite potrebbero portare ad un ulteriore collo di bottiglia, che frenerebbe l’evoluzione del mercato EV sia consumer, sia aziendale.
Il calcolo del TDO
Un modo valido di ricavare un indice dalle curve di vendita e di fast è di unirle nel Tasso di Occupazione.
Il “Tasso di Occupazione” (o TDO) è il rapporto istantaneo tra il fabbisogno di energia elettrica fuori casa del parco e l’energia erogabile dall’infrastruttura esistente.
“Il TDO misura la probabilità che fermandosi ad una stazione, l’automobilista la trovi già occupata”.
Proviamo perciò a calcolare quanto valga il TDO oggi in Italia, e per semplificare il calcolo facciamo alcune ipotesi:
- circolano 55.000 EV;
- Ciascuna percorre 01.000 km/anno, consumando 200 Wh/km e ricaricando a casa per l’80% del suo fabbisogno;
- ciascuna ricarica perciò fuori casa 400 kWh/anno, e servono 22.000 MWh/anno;
- tutte le Fast FC sono da 50 kWh;
- ciascuna di fatto eroga 250 MWh/anno (su 14 ore/giorno utili).
Con questi valori, se accettassimo un TDO/14h pari al 100% (ovvero di dover sempre aspettare il proprio turno per ricaricare), basterebbero 88 Fast DC.
L’andamento del TDO negli ultimi 3 anni
Guardiamo ora bene il diagramma in apertura di articolo. In Italia il TDO fossile (linea tratteggiata) è pari circa al 10%, ovvero capita meno di una volta su 10 di trovare la pompa della benzina occupata. Per il guidatore elettrico a fine 2020 il livello di servizio si è portato sui livelli della rete fossile.
Ipotizzando per il 2021 l’estrapolazione del tasso di installazioni dell’ultimo anno a tutto il 2021 e un incremento del parco di circa 70.000 auto elettriche, a fine 2021 potremmo trovare la stazione occupata una volta su cinque (linea rossa).
Colonnina occupata una volta su due?
Un TDO del 20% a fine 2021 è una valutazione complessiva, ma ci dicevi che esistono componenti molto diverse.
“Esatto! I SuperCharger Tesla (che possono essere usati solo dalle vetture Tesla) vanno scorporati dai Fast per tutti gli altri: quando lo facciamo, al posto della curva rossa vista sopra troviamo una curva verde per le non-Tesla ed una curva blu per le Tesla”.
“Le due sotto-reti sono in condizioni molto diverse: la rete Tesla evidenzia un TDO che solo adesso arriva a sfiorare il 3%, mentre la rete non-Tesla ha già superato il 20% e potrebbe superare il 40% entro fine 2021”.
La fotografia delle due sottoreti mostra chiaramente gli svantaggi della rete unica di ricarica. Questa osservazione porta ad una conclusione: la pianificazione dell’infrastruttura può essere ottimizzata grazie alla realizzazione di altre sottoreti dedicate a mercati con esigenze non generaliste.
Rete Consumer e rete Business
Il TDO si traduce nella probabilità di trovare la stazione di rifornimento occupata, cioè di dover attendere il proprio turno il che vuol dire (almeno) raddoppiare la durata della sosta. I pochi minuti in più a benzina possono diventare un’ora in più in elettrico: se per chi viaggia per piacere si tratta solo di una seccatura, per chi viaggia per lavoro può bloccare la transizione all’elettrico della flotta aziendale.
“La soluzione che propone OneWedge è perciò semplicemente quella di affiancare alla rete di ricarica esistente riservata all’utenza Consumer una rete riservata all’utenza Business, segregata dalla prima e caratterizzata da un TDO molto inferiore”.
Sul mercato esiste già una ricarica generalizzata, quella di Ionity. Che differenze ci sono con la vostra?
“Ionity propone un servizio Premium senza distinguere tra clienti consumer e clienti business; inoltre punta su potenze estreme che interessano solo chi ha vetture sportive estremamente costose che nelle flotte non entreranno mai. Con lo stesso capitale con cui Ionity installa una stazione con otto stalli, OneWedge ne installa 6 da due stalli ciascuna, ma la cosa più sorprendente è che la vettura media che fa parte di una flotta aziendale ci metterà esattamente lo stesso tempo a ricaricare”.
Il TDO è un dato molto importante, sul quale molti consumatori e aziende potrebbero basare la loro decisione di passaggio a veicoli elettrici. Il tempo di attesa è un fattore che potrebbe scoraggiare sia chi utilizzerebbe l’e-car per lavoro sia chi per piacere. Se questo rapporto dovesse rimanere alto nel tempo, sicuramente sarebbe necessaria una soluzione per il parco circolante EV che continua a crescere esponenzialmente. Potrebbe essere una buona idea la differenziazione di servizio.