Grandi manovre nel mondo dell’infrastruttura di ricarica per auto elettriche finalmente anche in Italia. Il Gruppo Eni, attraverso la controllata Eni Gas e Luce, ha acquisito il 100% di Be Power, a cui fa capo Be Charge, la società che in Italia ha installato e gestisce la seconda rete di colonnine di ricarica, subito dietro a quella di Enel X. La rete Be Charge è diffusa su tutto il territorio con 5.195 punti di ricarica installati al 10 agosto 2021.
Be Charge è sia un Cpo, sia un Emsp. Il Charge Point Operator è un gestore e proprietario della rete di infrastruttura di ricarica, mentre l’Electric Mobility Service Provider è fornitore di servizi di ricarica e mobilità elettrica che si interfaccia con gli utenti di veicoli elettrici. Le stazioni di ricarica Be Charge sono di tipo Quick (fino a 22 kW) in corrente alternata, Fast (fino a 150 kW) o HyperCharge (superiori a 150 kW) in corrente continua.
Questa acquisizione è per Eni un passo successivo all’accordo di inizio anno con Be Power, che ha portato il logo di Eni su diverse colonnine installate nella rete Be Charge. Allo stesso tempo è anche un’accelerazione nel percorso di transizione energetica che la società è chiamata a compiere e che sta coinvolgendo gran parte dei grandi operatori che incentrano il proprio business sull’estrazione di fonti fossili. Oltre a Eni possiamo citare Shell, che sta installando nelle proprie aree di rifornimento carburante una rete di colonnine (previsti 600mila punti entro il 2025) e ha rilasciato una app per poterle utilizzare. Inoltre il colosso olandese ha acquisito il network di ricarica Ubitricy, che contava circa 4.000 punti di ricarica nel Regno Unito.
Eni si è recentemente trasformata in una società Benefit, integrando nel proprio oggetto sociale, oltre agli obiettivi di profitto, lo scopo di avere un impatto positivo sulla società e sulla biosfera. L’azienda punta a una totale decarbonizzazione entro il 2050 ma è chiamata ad installare circa 15 GW di rinnovabili entro il 2030. Si tratta di un target di molto inferiore a quello di altri concorrenti come Total e Bp che puntano rispettivamente a 100 e 50 GW entro lo stesso periodo. A inizio agosto, come riporta Qualenergia, Croatti e Girotto, due senatori del Movimento 5 stelle, hanno fatto un’interrogazione in Senato per approfondire il discorso sul presunto greenwashing della società del cane a sei zampe, ancora troppo legata agli investimenti in combustibili fossili, come per esempio il sito di stoccaggio della CO2 a Ravenna o i progetti in corso sull’idrogeno blu.