Le componenti del business elettrico sono ancora molto aleatorie per tutti, tranne forse che per Tesla. L’alea è tale che può succedere quasi qualsiasi cosa. Una delle scommesse dell’immediato futuro è che l’avvento del 5G possa contribuire a ribaltare posizioni che sembrano ormai definite. Le strade del comparto auto si stanno fondendo sempre più con quelle del mondo informatico.
Partiamo da un primo ribaltamento: l’idea che le auto elettriche siano sostanzialmente auto sembra però piuttosto antiquata. Sembra più corretto definirle sistemi di compensazione tra passato e futuro. Dispositivi pieni di sensori connessi che portano in giro energia (magari in futuro anche raccolta da tetti fotovoltaici) sono quello che serve a qualsiasi organizzazione pubblica e privata per affrontare spazi urbani progettati secoli fa e spazi extraurbani con le loro asperità.
I vincoli tecnologici, normativi e sociali sono ancora molto forti, ma le cose si stanno muovendo rapidamente.
I cockpit di Mobile Drive
Stellantis, qualsiasi cosa questo nome oggi rappresenti, ha annunciato un accordo con FoxConn per la formazione di Mobile Drive, una joint venture con pari dignità dei due soci. Stellantis e Foxconn annunciano l’intenzione di sviluppare rivoluzionari cockpit digitali e servizi connessi personalizzati.
Il gruppo automobilistico prenderebbe dall’azienda taiwanese una serie di sottosistemi elettronici, coerentemente con la sua principale attività di assemblatore del settore.
L’accordo permette a Stellantis di colmare una lacuna nella filiera e a Foxconn di proseguire nella marcia di accreditamento come interlocutore automotive.
Proviamo a leggere alcuni dati. Si dice che un’auto contenga oggi alcune centinaia di chip di vario genere, e di questi alcune decine di chip più complessi. Di chip di reale valore, l’auto ne conterrà svariate unità. Ma si tratta di dispositivi messi qui e là per l’auto, quindi poco integrabili in un unico assemblato.
L’eccezione più forte a questo discorso è il cruscotto, dove buona parte dell’elettronica dell’auto interloquisce con il suo utilizzatore. Oggi come oggi, quindi, il principale business S/F dovrebbe essere nei cruscotti. Anche ammettendo però che Stellantis vendesse qualche centinaio di migliaia di auto elettriche, Foxconn sembra che operi sulla scala dei milioni di pezzi all’anno: si tratterebbe quindi, per il taiwanese, di un accordo magari non trascurabile, ma certamente piccolo.
Le batterie allo stato solido
Forse però quello che vediamo è solo una prima parte dell’accordo, che in realtà percorrerà orbite diverse, con il centro del sistema fuori dall’orbita del cruscotto.
La componente più rilevante degli EV è la batteria. L’Europa sta investendo moltissimo nelle batterie, con chimiche più o meno tradizionali ma con elettrolita liquido. Un ribaltamento verrebbe da una produzione con elettrolita solido in quantità sufficiente ad alimentare il mercato. Se Stellantis avesse tante batterie a stato solido prima degli altri, avrebbe in mano una carta per far saltare il banco. Manco a dirlo, Foxconn ha annunciato che già nel 2024 dovrebbe avere in produzione una sua batteria a stato solido, il Sacro Graal dell’elettromobilità. Quanto è lontano dal vero ipotizzare che il vero obiettivo dell’accordo sia la batteria a stato solido? Si tratta di un settore, si badi bene, nel quale Foxconn non ha un pedigree e in un settore, quello della chimica, nel quale non ci si accredita di punto in bianco. Poter contare su un cliente per le SSB, solid state batteries, potrebbe essere per Foxconn un motivo molto interessante per siglare un accordo. Dopotutto sono in molti, in questi mesi, a rendersi visibili in qualche modo ma avendo in realtà un business SSB da spingere.
Queste però sono solo ipotesi, forse fantasiose. Certo è invece che anche le batterie sono l’elemento visibile di un business a più elementi, dei quali il principale sono i dati raccolti nell’esercizio dell’auto. Dati essenziali per gestire reti elettriche, flussi, grafi sociali, città intere. In questo settore Tesla ha anni di vantaggio.
Se il 5G avesse successo
Come ribaltare anche questa situazione? Forse un ampio successo del 5G potrebbe modificare questo stato delle cose, permettendo di acquisire velocemente dati almeno di movimento in quantità sufficiente a colmare il gap.
E’ forse per questo motivo che “Mobile Drive si focalizzerà su infotainment, telematica e sviluppo di piattaforme cloud service attraverso innovazioni di software che si prevede includano applicazioni basate su intelligenza artificiale, comunicazione 5G, servizi over-the-air avanzati, opportunità e-commerce e integrazioni smart cockpit”. Ma chiuso un cerchio se ne apre un altro. La frase di presentazione appena riportata si legge in termini software: car-os, edge systems, cloud-based AI. Paroloni anglo-informatici per dire che l’auto elettrica somiglierà sempre di più ad uno smartphone attuale, sfruttando un sistema tipo Android o iOS (non proprio quelli) che raccontano in rete i fatti nostri, magari in parziale scambio di vantaggi, con varie modalità di brokeraggio di carica e con un business model fortemente impostato su app e relativi aggiornamenti. Apple è maestra nell’integrazione verticale della UX che si ottiene solo controllando al 120% tutta la catena del valore. Per definizione qui non sarà così, anzi ci sarà un “walled garden”, popolato da attori indipendenti e questi ecosistemi li sanno gestire molto meglio Google o Microsoft.