Da tempo al centro del dibattito c’è la transizione energetica. Nel 2023 sarà l’argomento centrale per l’implementazione di nuovi modelli per la produzione di energia elettrica. Per modernizzare la rete, gli operatori di trasmissione e distribuzione dell’energia dovranno adottare un approccio volto alla decarbonizzazione, alla decentralizzazione e alla digitalizzazione, implementando al contempo soluzioni a supporto di sicurezza informatica e sostenibilità.
Eaton, azienda leader a livello globale nella gestione dell’energia, ha identificato i 5 trend che caratterizzeranno l’energia per il 2023. Transizione energetica e cybersecurity sono argomenti trasversali, quindi concentriamoci sui tre restanti.
Produzione decentralizzata dell’energia
La transizione energetica sta rendendo più labili i confini della rete. Dalle singole abitazioni alle aziende, sempre più consumatori diventeranno parzialmente operatori di energia: i prosumer genereranno correnti in proprio (per lo più con il fotovoltaico), in cooperativa (come per le comunità energetiche) e gestendone l’uso con algoritmi avanzati e sistemi di accumulo dell’energia.
Questi utenti evoluti avranno un ruolo chiave per mitigare il cambiamento climatico, riducendo la dipendenza dai combustibili fossili.
Man mano che i prosumer acquisiranno familiarità con le dinamiche di produzione, capiranno come trarre profitto dai sistemi di accumulo e tra questi si citano anche le batterie dei veicoli elettrici, in ottica vehicle to grid (V2G). L’energia generata a livello nazionale, anche in piccole quantità, consentirà infatti ai Paesi di ridurre le importazioni, favorendo l’indipendenza energetica.
Flessibilità di rete, un vantaggio da sfruttare
La decentralizzazione del sistema energetico pone nuove sfide al bilanciamento del flusso variabile di energia da parte dei prosumer e dei produttori di energie rinnovabili mantenendo al contempo un livello di stabilità della rete costante, in particolare nei momenti di picco della domanda.
Tuttavia, gli operatori stanno riscontrando difficoltà a gestire i grandi flussi di energia bidirezionali su reti progettate sino ad oggi per flussi unidirezionali (da pochi generatori a molti consumatori). La flessibilità della rete farà la differenza, come mostrato da un recente report DNV.
Quadri elettrici SF6-free per un futuro davvero sostenibile
Un “nemico” è nelle nostre case e noi non lo sappiamo. In realtà i nemici ignoti sono molti, ma uno in particolare si chiama esafluoruro di zolfo, per gli amici SF6. È un gas industriale usato come isolante per ridurre le dimensioni dei componenti elettrici di alta e media tensione, come i quadri elettrici. Ha molte qualità: è inerte, non infiammabile e allo stato puro non è tossico. Il problema è che l’SF6 ha un potenziale di riscaldamento globale (GWP) 23.500 volte più elevato della CO2. Per questo è uno dei sei gas effetto individuati dal Protocollo di Kyoto e dalla Direttiva Europea 2003/87.
A partire dalla metà del 2020, l’Unione Europea e altri Paesi europei, hanno iniziato a vietare l’uso del gas SF6, responsabile del riscaldamento globale, nei quadri elettrici di media tensione. Le utilities, insieme a molti altri settori che lo usano, dovranno quindi scegliere per i progetti futuri delle alternative che comunque sono già in commercio.