Se una cosa ci ha insegnato il 2020, è che la rivoluzione silenziosa della mobilità elettrica è finalmente partita e la transizione dai combustibili fossili può essere un obiettivo raggiungibile. Chi non saprà adattarsi sarà destinato nel giro di qualche anno ad essere tagliato fuori dal mercato. Non è un caso che alcune delle compagnie petrolifere stiano lavorando in questa direzione: dunque la notizia dell‘acquisizione di Ubitricity da parte di Shell non è del tutto una sorpresa.
Ubitricity, società nata a Berlino, ha all’attivo il più ampio network di ricarica pubblica nel Regno Unito con 2.700 punti di ricarica, pari al 13% del mercato, ma ha anche all’attivo installazioni in Francia e Germania e oltre 1.500 colonnine di ricarica privata. La particolarità di Ubricity sta nel lavoro con la autorità locali per l’installazione di punti di ricarica nelle infrastrutture stradali già esistenti come lampioni e dissuasori. Una soluzione particolarmente apprezzata nelle città dove i box scarseggiano e durante la notte si devono lasciare le automobili in strada.
I piani di Shell nella mobilità elettrica
L’acquisizione di Ubitricity permette a Shell di accelerare nell’espansione in un mercato in crescita vertiginosa. Con l’operazione si acquisiscono non solo competenze, ma anche punti di ricarica, che si vanno ad aggiungere agli oltre 1.000 Fast e Ultrafast in corrente continua già attivi presso 430 stazioni di erogazione carburante nel mondo. Nel Regno Unito la ricarica, che costa 39 centesimi di pound al kWh (circa 0,44 euro), di poco più economica rispetto alle tariffe italiane di 0,50 kWh in DC, non richiede la sottoscrizione di un piano e il pagamento può anche essere gestito tramite l’App Shell Recharge.