Un rapporto di una università norvegese incrina il mito della compatibilità ambientale delle auto elettriche, sotto accusa il processo produttivo ma soprattutto le centrali che producono energia da fonti fossili, carbone in primis
Se si inquadrano le auto elettriche in una prospettiva più ampia, la loro impronta ecologica è meno “green” di quanto non si voglia far credere. Si tratta di una considerazione non nuova, ma oggi torna alla ribalta con la pubblicazione sul Journal of Industrial Ecology di uno studio realizzato dagli ingegneri della università norvegese di scienza e tecnologia.
La tesi fondamentale è che le auto elettriche non risolvono, ma “spostano” il problema delle emissioni inquinanti. E’ come se per risolvere un problema ne creassero un altro. E il dubbio che nasce è che il secondo problema pesi come, se non addirittura più, del primo.
In particolare lo studio enfatizza il fatto che, innanzitutto, il processo produttivo delle auto elettriche presenta aspetti di tossicità maggiori di quello delle auto convenzionali. Anche per questo, il suo effetto potenziale sul riscaldamento globale risulta circa doppio. La produzione di una elettrica è strettamente correlata con la tecnologia elettrica, elettronica e metallurgica, settori rispetto ai quali una diffusione massiva dell’auto elettrica farebbe da traino: pertanto, per garantire che l’impronta ecologica complessiva del ciclo produttivo dell’auto elettrica sia accettabile bisognerà monitorare attentamente anche l’attenzione ambientale di questi settori. Inutili, per esempio, gli sforzi profusi nell’aumento dell’efficienza energetica delle elettriche se poi la corrente che le alimenta continua a essere prodotta in modi “sporchi” e con alte emissioni. Così, si dovrebbe sempre considerare dannoso e controproducente sovvenzionare e promuovere la diffusione delle elettriche in quei Paesi nei quali le centrali funzionano a carbone o a petrolio.
Secondo un articolo di Time magazine, in Cina, un Paese in cui l’85% dell’energia è prodotto da fonti fossili e di questa quota, ben il 95% è prodotto in particolare bruciando carbone, alla resa dei conti l’uso di auto elettriche provoca l’emissione di quasi 4 volte più particolato fine rispetto alle auto a benzina.
E il problema dell’impronta ecologica non riguarda solo la fase produttiva: allo stesso modo, infatti, anche lo smaltimento delle elettriche ha un impatto maggiore rispetto a quello delle auto tradizionali.
Per quanto i veicoli elettrici costituiscano senza dubbio un importante passo avanti tecnologico con benefici ambientali potenzialmente molto importanti, conclude lo studio, non è “automaticamente” vero che questi vantaggi si possano sempre cogliere in qualunque luogo e in qualunque condizione. Nella infrastruttura di produzione energetica degli Stati Uniti, in cui è ancora molto diffuso l’uso del carbone come fonte primaria, produrre un kWh comporta l’emissione di 800 g di CO2, mentre per lo stesso kWh di energia elettrica, con il mix energetico usato nell’Unione Europea, da noi vengono emessi solo 500 g.
Il punto è che se da un lato è vero che la diffusione dei veicoli non è di per sè condizione sufficiente per ridurre le emissioni di gas serra e di sostanze inquinanti, è però condizione necessaria per poter sfruttare i futuri progressi nella generazione di energia elettrica da fonti primarie non fossili. Una vettura a combustione interna sarà sempre e comunque inquinante; un’auto elettrica considerata nella totalità del suo ciclo può essere inquinante, oppure non esserlo affatto, a seconda di come vengono prodotte l’energia e l’auto stessa.
Un proprietario di Nissan Leaf che ha anche installato pannelli solari sulla propria casa ha sottolineato che in un anno la sua auto ha consumato circa 5.000 kWh di energia, mentre il suo impianto fotovoltaico nello stesso periodo ne ha prodotti oltre 3.500. Come dire che, già con tecnologie attuali, non è poi così fantascientifico pensare a un bilancio energetico quasi in pareggio per l’auto elettrica – e senza alcun ruolo per le fonti fossili ma producendo l’elettricità necessaria in proprio. Questo affascinante scenario però è e resterà sempre precluso alle auto a combustione interna, le quali evidentemente non possono far altro che bruciare idrocarburi per marciare.
Conclusione? Chi acquista un’auto elettrica per aiutare l’ambiente in realtà è solo a metà della soluzione. Occorre anche che la pubblica opinione si renda conto che serve un forte impegno anche per ridurre la cosiddetta “intensità di carbone” del processo di produzione di elettricità, spingendo per un riequilibrio del mix energetico, con una riduzione del ricorso a fonti fossili (da evitare soprattutto carbone e petrolio, più accettabili il gas naturale e i futuribili schemi con sequestro geologico della CO2) a vantaggio della quota delle fonti rinnovabili e di quelle comunque “carbon free”, principalmente il solare, l’eolico e il nucleare.
Fonte: Journal of Industry Ecology