Un gruppo di industrie tedesche fra cui colossi del calibro di Bosch, BASF, Daimler e BMW sostengono il progetto di ricerca su nuovi materiali
A prima vista può anche non sembrare un obiettivo così impegnativo da richiedere un simile spiegamento di forze, ma se si considerano gli obiettivi annunciati (sempre più vicini a limiti fisici invalicabili) appare come una mezza rivoluzione.
Forse è per questo che il gruppo di partner nel progetto è costituito da aziende di titaniche dimensioni e con know how da vendere nei campi dell’autotrazione, della chimica dei polimeri, della fibra di carbonio e della componentistica di base per auto. Ed essendo proprio il know how la risorsa più determinante in questo tipo di ricerca, l’investimento previsto è tutto sommato contenuto, 32,5 milioni di euro, di cui 13 in aiuti pubblici dell’ente federale tedesco per la mobilità elettrica e il resto contribuito direttamente dai soci.
L’obiettivo è realizzare un nuovo step evolutivo delle batterie al litio per autotrazione che raggiunga nuovi vertici nel parametro fondamentale per le applicazioni in autotrazione: quello della densità energetica, che si punta a portare a circa 250 Wh/kg – circa il doppio del valore medio delle comuni batterie Litio-ioni oggi commercialmente disponibili (intorno a 130 Wh/kg).
Tradotto in soldoni questo potrebbe raddoppiare l’autonomia delle auto elettriche basate su questo tipo di batterie, indicativamente fino a 300 km circa, oppure, a scelta, dimezzare il peso del pacco batterie a parità di autonomia rispetto alle elettriche esistenti.
Il modo in cui si pensa di ottenere questo salto di qualità consiste nel concentrare le ricerche su materiali innovativi per gli elettrodi, l’elettrolita, elementi isolanti e setti porosi. Data la presenza di BASF e SGL Group nel panel di aziende impegnate nel progetto ci sembra plausibile ritenere che fra le opzioni considerate per i cosiddetti “materiali innovativi” ci siano nanomateriali a base di carbonio. Infatti BASF ha già condotto con successo ricerche in cui si è evidenziato il potenziale dell’utilizzo di nanostrutture in carbonio per incrementare a dismisura la superficie di reazione del catodo.
Analoghe conclusioni sono state raggiunte anche da altri enti di ricerca, come la Rice University, in questo caso con una combinazione di carbonio e silicio, e perfino IBM, con le sue Litio-Aria in cui il substrato di reazione è sempre realizzato in carbonio. La strada è quindi aperta, lo stadio della ricerca di base è in gran parte acquisito e si tratta ora soprattutto di progredire rapidamente nell’individuazione delle soluzioni definitive per l’industrializzazione come componentistica standard per il mercato automotive. Cosa in cui Bosch, capofila del progetto, è maestra.