Nuova accelerazione della crisi del costruttore di Anaheim, sempre più lontani i piani di rilancio e i compratori cinesi
Si aggrava la crisi di Fisker dopo l’incidente delle 300 Karma distrutte dall’uragano Sandy in un parcheggio di deposito portuale sulla costa orientale, con la produzione partita nel 2011 con 2 anni di ritardo sui programmi e sospesa non molto tempo dopo (dall’estate 2012) e dopo le dimissioni del co-fondatore Henrik Fisker il mese scorso.
Ora tocca alla forza lavoro: ai 200 dipendenti recentemente licenziati, venerdì scorso se ne sono aggiunti altri 160 nel quadro delle azioni intraprese per evitare la bancarotta (fra queste anche la ricerca di nuovi investitori disposti ad apportare denaro fresco). Ora Fisker conta appena 53 dipendenti, contro un picco di oltre 400 raggiunto in passato. Fra i dipendenti licenziati rientra l’intero organico del reparto relazioni esterne (!), pertanto non sono disponibili maggiori dettagli sull’operazione e sulla crisi in corso al di là dello scarno comunicato aziendale.
La società californiana, che per gestire la situazione ha assoldato degli avvocati specializzati in ristrutturazioni aziendali, deve fra l’altro onorare un debito di 192 milioni di dollari nel quadro di aiuti governativi USA del Dipartimento dell’Energia erogati ai costruttori di veicoli a tecnologia avanzata. Qualora la società non riuscisse a ripagare il prestito, il dipartimento acquisirebbe di fatto il controllo di Fisker.