L’automobile evolve verso un CarOs software che comanda un hardware meno rilevante di prima. La sostituzione di gran parte delle componenti meccaniche con componenti elettriche ed elettroniche, lo stravolgimento del processo produttivo, la sensoristica, la connessione, il crescente impiego di intelligenza artificiale, sono gli elementi che caratterizzano la radicale trasformazione di questo segmento industriale, dovuta all’impatto delle tecnologie digitali.
È un discorso che l’ampia platea di appassionati dell’elettrico conosce bene e spinge perché sia sempre più diffuso, a contrastare una vulgata conservativa che diffonde notizie spesso usate strumentalmente contro il loro vero significato, generando un cattivo servizio per tutti.
Anche la filiera sarà fortemente impattata da questa rivoluzione: terzisti che oggi producono cinghie di trasmissione, marmitte, radiatori, frizioni e altri componenti dovranno essere oggetto di nuove politiche industriali. Così come la concessionaria del futuro sarà radicalmente trasformata, poiché il modello di business non potrà prescindere dall’online e dovrà prevedere anche la vendita dei continui aggiornamenti che il software metterà a disposizione.
Il nuovo pensiero industriale secondo NiEW
È sempre utile ribadire l’esistenza di un nuovo modo di vedere le cose. Questa volta l’occasione è stata il convegno Lezioni di futuro: l’automotive incontra il digitale, organizzato da NiEW, azienda di consulenza strategica specializzata in progetti di innovazione digitale per il settore industriale attraverso metodologie snelle, collaborative e misurabili del Business Design e del Design Thinking. La Niew è di Modena, in piena motor valley, ed è normale che sia qui forte l’attrazione verso il settore automotive. Nel percorso verso la trasformazione digitale l’industria automobilistica sta affrontando criticità di cui l’elettrificazione non è che il primo passo.
Il Car OS al centro del progetto
“L’automotive digital transformation è in corso e dovremmo cercare di vederla come un processo, senza dubbio faticoso, ma proiettato verso un futuro industriale e tecnologico migliore”. Parole e musica di Gianni Catalfamo, ceo di One Wedge, startup innovativa che realizza infrastrutture per la ricarica di veicoli elettrici e che spesso onora Greenstart di sue analisi e commenti sul mercato che sarà.
L’auto digitale sarà dotata di funzioni applicative personalizzate, esattamente come altri device che fanno parte della nostra vita quotidiana, come il computer o lo smartphone. Piattaforme dotate di hardware e software di cui il sistema operativo, aperto o chiuso, è il fulcro.
Il problema delle competenze digitali
“Il tema cruciale è quello delle competenze di chi deve affrontare la transizione digitale: i produttori e l’intera catena del settore. Le professionalità delle grandi case automobilistiche non nascono nel digitale; quindi, da un lato c’è la corsa per acquisire competenze, dall’altro non basta assumere ingegneri informatici per trasformare un’azienda in digitale“, ha commentato Andrea Cardinali, direttore generale di Unrae, l’associazione che rappresenta le case di autoveicoli esteri che operano nel mercato italiano. Anche Greenstart aveva recentemente e nuovamente ricordato la disruption, il pericolo che questo punto nasconde per l’intera filiera.
“Oggi il sistema a propulsione elettrica è più semplice sul piano dei componenti, ma è più sofisticato realizzare ciò che serve per ottenere certe prestazioni. In questo ambito la digitalizzazione può aiutare: il processo per progettare, realizzare e manutenere la vettura si può avvalere tantissimo della rivoluzione digitale, e questo è tutto da inventare; pertanto, si aprono nuove opportunità per chi vuole approcciare questo settore. Fattore cruciale sarà una maggiore interconnessione dei diversi ruoli che operano in questi processi”, osserva Marco Fainello, che con la Danisi Engineering -di cui è cto- propone meccatronica, simulazione ed altri servizi fino all’autonomous driving.
Vecchia e nuova ricostruzione del valore nella trasformazione digitale
La tavola rotonda moderata da Maria Cristina Ceresa, direttore di Green Planner Magazine, ha raccontato come altri settori hanno vissuto la trasformazione digitale, valutando gli impatti nei diversi modelli di business. Un buon esempio è l’audio, dove l’industria della musica reagì in maniera conservativa ai primi strumenti come l’mp3, fino a vivere momenti di panico con il trionfo di Napster. Il panico durò fino all’annuncio di iTunes, il primo negozio digitale di musica. “Oggi case discografiche come Universal Music hanno una valutazione superiore ai miliardi di dollari, rendendo l’idea di cosa sia successo in questi 20 anni nel settore”, ha commentato Enzo Mazza, ceo di Fimi, Federazione Industria Musicale Italiana.
Ora questa rivoluzione sta prendendo altre forme. “Il nostro compito, soprattutto nel settore dell’industria manifatturiera in cui abbiamo maturato grande esperienza, è sempre stato quello di rispondere a queste domande”, ha concluso Andrea Violante, ceo di NiEW. “A partire dal prodotto cerchiamo di comprendere e individuare dinamiche di mercato, bisogni, abitudini, comportamenti, criticità e opportunità che possano essere un fulcro attorno cui costruire proposizioni di valore”.